Consuntivo di un viaggio per la Bielorussia

  Certamente, per tutti noi, è stato frutto di sforzo notevole l'abbandono nelle nostre attività quotidiane così “pressanti ed importanti” per aderire alla proposta degli organizzatori che hanno permesso anche quest'anno la realizzazione dell'ennesimo quanto necessario viaggio umanitario in Bielorussia.

Probabilmente qualcuno di noi, qualche giorno prima della partenza, si sarà anche chiesto se gli era effettivamente possibile questo abbandono, ma evidentemente le stesse motivazioni che avevano spinto all'adesione hanno prevalso.

Così, quasi tutti puntuali, il 7 aprile ci siamo ritrovati, stracarichi di tutti i beni commestibili che ci erano permessi e le nostre piccole comodità,  in quel di Desenzano, da dove è partito il nostro lungo, ma diremmo proprio lungo viaggio.

Gli organizzatori avevano pensato a tutto e, lungo la strada, non è stato difficile riconoscere che la loro esperienza ed il loro impegno era di fondamentale importanza per la realizzazione di questo viaggio; lo sono state anche quelle regole indicate nel decalogo di comportamento che ci era stato consegnato e che avevano fatto sorridere alcuni di noi.   

Il viaggio di andata verso la Bielorussia è passato, tutto sommato, rapidamente; l'attraversare stati e luoghi sconosciuti a  molti di noi e l’allegria della lieta combriccola hanno mitigato l’inevitabile stanchezza.

L'ansia di rivedere i bambini Bielorussi spesso nostri ospiti non ci ha neppure fatto notare all'arrivo a Gomel domenica 9 aprile, lo squallore ed il sudiciume dell'unico albergo nel quale abbiamo avuto l'opportunità di alloggiare (non che gli altri fossero da meno).

Il nostro gruppo, che da tempo ha deciso di impegnarsi su un'area ben definita quale quella del villaggio di Kalch nel distretto Vetka, si è subito recato sul posto, dove ha trovato  quella accoglienza e quel calore umano che hanno stemperato le fatiche del viaggio.   

Ottima, diremmo, l'organizzazione e la costanza dei nostri ospiti bielorussi, che avevano provveduto a scaricare e stipare in diverse stanze in seguito sigillate i circa 1600 pacchi di aiuti di vario tipo che aveva raccolto ed inviato il gruppo di Garda Solidale; certamente non sono stati professionali quanto avremmo potuto esserlo noi, ma tutto sommato non è stato difficile ripristinare l'ordine di cui necessitavamo per la distribuzione dei pacchi, contenenti vestiario, alimenti, cancelleria ed altro che abbiamo provveduto a consegnare e distribuire personalmente nelle varie scuole, istituti per l'aiuto bambini e persone disagiate ed infine all'ospedale di Vetka.

Il giorno in cui abbiamo diviso e  distribuito i  pacchi è certamente

stato particolarmente faticoso, ma l'entusiasmo era alle stelle; il momento più stimolante per il desiderio rinnovato di fare nuovamente quanto possibile per queste popolazioni è stato quello della consegna del materiale,  tra cui molti medicinali, presso l'ospedale di Vetka, posto nel bel mezzo di un grandissimo bosco dove, visto dall'esterno, si poteva immaginare un luogo di cura e di riposo particolarmente tranquillo.

Peccato che tutto questo sia stato disilluso dall'amico Stefano che, strumentazione alla mano, ha misurato un valore di radioattività nell'area circostante l’ospedale di circa cinque volte superiore rispetto quello che noi definiamo” soglia di pericolo”.  Ma, se ciò non fosse bastato a qualcuno, sicuramente è stato troppo visitare alcune aree e la sala operatoria dell'ospedale insieme con il chirurgo, che di fatto ci ha spiegato di aver bisogno di tutto, in quanto, praticamente tutto manca.

È in quel luogo che ci siamo convinti, credo, di quanto poco riusciamo a fare con questi nostri viaggi umanitari, ma di quanto tanto questi valgano.

Il giorno più colorito è stato quello successivo la distribuzione del vestiario nella scuola di Kalch; i bambini avevano provveduto da soli a ripartire con equità il materiale consegnato ed ovviamente, così come avrebbe fatto qualsiasi bambino del mondo, il giorno successivo erano arrivati tutti vestiti a nuovo.

Il giorno più brutto è stato ovviamente quello della partenza, con pianti, abbracci, addii e promesse di “dasvidania”; peccato che proprio quel giorno un banale incidente abbia provocato un grave ritardo nello sviluppo del viaggio di ritorno e che, in tale occasione,  a causa dei conseguenti disagi, la natura dell'uomo abbia prevalso sul buonsenso al punto che, anche causa della stanchezza che solo allora cominciava ad evidenziarsi, ai meno pazienti sono saltati i nervi.   È stato in quell'occasione che qualcuno si è addirittura dimenticato che quello non era un viaggio turistico organizzato da Franco Rosso, ma che l'organizzazione era stata gratuita, encomiabile, frutto di grande sforzo da parte dei soliti pochi che l’avevano messo a disposizione dei soliti tanti.

Diremmo che questi episodi, comunque, non fanno testo, in quanto per la maggiore dovuti a stanchezza e non a  volontà e siamo certi che la maggior parte di noi, una volta rinfrancati e, soprattutto, dopo una doccia millenaria, hanno guardato da una diversa angolazione anche a questi fatti chiedendo mentalmente scusa ai componenti dell'organizzazione che tanto fortemente ed inutilmente si sono sentiti criticati nei momenti in cui forse si attendevano da tutti noi maggiore compostezza e collaborazione.

Comunque, riteniamo di interpretare la volontà di tutti scusandoci e chiedendo agli organizzatori  che quei piccoli alterchi vengano eliminati dal diario di viaggio e dalla memoria di tutti loro, affinché questi possano ricaricarsi e con lo stesso fervore possano già pensare all'organizzazione del prossimo viaggio.    

 Se dovessimo dare un suggerimento, proporremmo unicamente che durante il viaggio di ritorno, se avanza tempo, possa essere visitata una delle bellissime località che comunque si trovano lungo la strada, senza prevedere particolari variazioni rispetto al tragitto più breve; soprattutto  suggeriamo, col senno del poi, di fare in modo di arrivare un giorno prima a casa, in quanto per riprendersi da questo lunghissimo viaggio non è sufficiente una notte di sonno.

Grazie a tutti, per tutto.

 

I partecipanti del Gruppo Comitato Solidarietà Usmate-Velate-Lomagna

Olga Brambillasca           Fulvio Pompele       Stefano, Maria e SergioForbici

Fabio Grazioli                 Maurizio Boyer        Roberto Cannizzaro

Domenico Lucarelli